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L’obbiettivo della ricerca

 

 

 

 

Ricercatore:

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La nostra proposta prevede l’utilizzo di cellule di pazienti Pompe come modello in vitro, e di zebrafish come modello in vivo per testare diverse possibili molecole terapeutiche, con lo scopo di trovare una nuova strategia utilizzabile in questa patologia.
In particolare, ipotizziamo di utilizzare la molecola 3-bromopiruvato (3-BrPA), un inibitore dell’ esochinasi II (HKII), un enzima chiave della glicolisi, per modulare l’accumulo di glicogeno nelle fibre muscolari


La malattia di Pompe è una patologia autosomica recessiva, dovuta alla carenza dell’enzima che idrolizza il glicogeno, l’ alfa-glucosidasi acida (GAA) [1].
L’unico trattamento ad oggi disponibile risulta essere la terapia enzimatica sostitutiva (ERT), che consiste nella sostituzione dell’enzima mancante GAA con un enzima sintetico.
Nonostante i benefici clinici riscontrati in molti pazienti [2-8], non tutti i malati rispondono egualmente bene a questo trattamento. Inoltre, lo studio di alcune casistiche suggerisce che la correzione del fenotipo muscolare risulta particolarmente difficile, probabilmente per la presenza di disfunzioni legate all’autofagia [9-13]. Il 3-BrPA è riportato dalla letteratura come un potente farmaco antitumorale, utilizzato in quei tumori le cui cellule dipendono in modo preferenziale dalla glicolisi per produrre adenosina trifosfato (ATP), per poter crescere e proliferare [14]. Su queste basi, nasce il nostro interesse nei confronti del 3-BrPA, una molecola che, oltre ad inibire la funzione di HKII, modulando l’ingresso di glicogeno all’interno della cellula, può allo stesso tempo aumentare l’autofagia, rivelandosi perciò essere una potenziale nuova strategia terapeutica aggiuntiva nella malattia di Pompe